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Un ricordo di Isaac Asimov

MCmicrocomputer n° 118, maggio 1992

La notizia, già di per sé laconica, è giunta nel momento sbagliato ed ha finito per essere soffocata dalla frenesia elettorale. Solo nei giorni successivi qualche terza pagina di giornale l'ha ripresa ed approfondita, dandole lo spazio che si meritava nell'angolo della cultura.

Il 6 aprile scorso, all'età di 72 anni, è morto Isaac Asimov.

Non ho certo la pretesa di scrivere un saggio colto su questa eclettica figura di scrittore e divulgatore, né voglio tracciare la biografia o celebrare l'elogio funebre del tuttologo per eccellenza. Sento però il bisogno di ricordare il "Buon Dottore" a me ed a tutti coloro che l'hanno conosciuto ed amato, come piccolo ma sentito tributo per una persona che, pur lontanissima nel tempo e nello spazio dalla nostra vita di tutti i giorni, ha comunque in larga misura contribuito a formare una generazione ed a focalizzare l'immaginario collettivo su temi ed idee di straordinaria importanza.

È difficile innanzitutto pensare che il buon vecchio Asimov non ci sia più. Il suo sorriso sornione, chiuso fra un paio di candidi basettoni lanosi ed un sottile cravattino texano in cuoio e metallo, ci fa capolino nella memoria dai risguardi di mille e mille libri come quello di uno zio gentile e condiscendente che, nel corso degli anni, ci ha narrato tante e tante storie che sono diventate parte della nostra stessa vita. Solo quando lo spazio occupato da questa presenza rimane infine vuoto ci accorgiamo di quanto essa fosse stata importante, magari a nostra stessa insaputa.

È l'Asimov scrittore di fantascienza che voglio ricordare su queste pagine, anche se esso è difficilmente separabile dal suo duale speculare di divulgatore instancabile e di autore prolificissimo di saggi riguardanti tutto lo scibile umano. Con la sua attività di saggista Asimov ha certamente contribuito a diffondere una rasserenante, ma mai acritica, fede nella scienza e nella ragione, combattendo nel modo più esemplare la battaglia contro l'oscurantismo superstizioso e pseudoscientista che incombe su questo nostro agitatissimo ed incerto ventesimo secolo. Ma Asimov sapeva parlare anche al cuore ed alla fantasia oltre che alla ragione, e sotto il sottile velo dell'immaginazione e della finzione risuciva a celare abilmente parabole e metafore che, per vie diverse ma egualmente efficaci, raggiungevano lo stesso scopo: infondere ottimismo nelle possibilità dell'Uomo e nel suo futuro nonostante i suoi difetti, esaltare la sua dignità ed il suo posto nel Cosmo nonostante la sua piccolezza.

Asimov non è stato il primo autore di FS che ho letto, ma sicuramente è stato quello che per primo mi ha fatto amare tale genere e mi ha fatto capire che era qualcosa di serio, di non banale, che faceva pensare. Avevo quattordici anni quando un amico mi prestò il primo volume di quella che all'epoca era ancora solo una trilogia, "La Trilogia" per antonomasia. Chi poteva solo osare raccontare la saga della Galassia nell'arco di diecimila anni, in un affresco grandioso ed imponente eppure snello ed elegante, ed ancora ricco di colpi di scena e di invenzioni geniali? Hari Seldon e la sua psicostoria difficilmente svaniscono dalla memoria di chi li ha incontrati anche solo una volta, ed perfino il più ottuso fra i lettori non può non restare avvinto dalla trama e dallo svolgimento del romanzo. Questo fu, come per tanti altri, il mio primo approccio alla narrativa fantastica di Asimov e l'inizio di un amore durato anni ed anni.

Ma l'invenzione per cui Asimov va giustamente famoso è un'altra: il Robot Positronico, dotato di una sua speciale psicologia analizzabile matematicamente e condizionato a non nuocere da alcune direttive primarie profondamente impresse nella sua mente sintetica. Sono le universalmente note "Leggi della Robotica" che, svolgendo per i robot lo stesso scopo che una balaustra svolge per una scala o una sicura per un'arma, hanno per la prima volta permesso di infrangere il trito e melodrammatico schema tardo-ottocentesco della "macchina che prima o poi si rivolta al suo creatore e lo distrugge" permettendo finalmente di scrivere racconti sui robot di tipo nuovo: nei quali cioè si potessero studiare altri aspetti dell'interazione fra uomo e macchina pensante che non fossero quelli ispirati al "Complesso di Frankenstein" (il nome, molto efficace, è dello stesso Asimov). Susan Calvin, la robopsicologa, è un altro personaggio indimenticabile grazie al quale Asimov ha potuto creare racconti non solo simpatici o divertenti ma anche ricchi di profondi significati (e di problemi...) di natura etica e morale i quali scaturiscono dal confronto fra uomo e robot, fra mente animata e mente inanimata.

Crescendo e maturando i miei gusti sono ovviamente cambiati e si sono maturati; inoltre il tempo ha anche segnato profondamente lo stesso modo di scrivere di Asimov. Confesso che da qualche anno i sui romanzi non mi piacciono più, ed anzi evito accuratamente di leggere cose da lui scritte dopo la fine degli anni '70. Ma ciò non toglie nulla al mio rapporto con lui, che rimane quello dei racconti brevi degli anni '50, degli ottimistici e magari un po' ingenui affreschi galattici, della fede che la scienza risolverà alla fine i nostri problemi anziché crearcene di nuovi.

Asimov era sulla breccia da tanti anni che a volte gli accadeva, come amava raccontare lui stesso, che ad un party qualcuno gli dicesse cose del tipo: "Ah lei è Asimov? Sa, io leggevo i libri di suo padre!", non capacitandosi di come una persona relativamente giovane potesse essere un fenomeno letterario da oltre mezzo secolo. A maggior ragione, dunque, ci eravamo quasi convinti della sua immortalità fisica, e proprio non ci va giù l'idea che infine anche lui se ne sia andato definitivamente. Preferiamo invece pensare che il vecchio Ike, stanco del suo lungo soggiorno su Sol III, si sia infine teleportato altrove, magari in quell'iperspazio che tante volte ci ha descritto fino a farcelo sembrare una cosa normale.

Addio, Isaac, e grazie di tutto. Senza di te sicuramente oggi sarei una persona diversa.

Necrologio pubblicato fra le notizie di MCmicrocomputer n° 118, maggio 1992
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Ultima modifica: 4 settembre 2006
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