Gli editoriali di Byte Italia

Orwell anno zero

Byte Italia n° 9, ottobre 1998

Si pensa spesso che gli scrittori di fantascienza siano anche buoni anticipatori, ovvero riescano a prevedere con grande anticipo e ragionevole precisione gli sviluppi futuri della scienza o della tecnologia. Di solito ciò non è vero, come sosteneva il grande Isaac Asimov parlando almeno della propria esperienza personale. Ed in effetti le eccezioni, come quella notevolissima costituita da Jules Verne, sono poche e non fanno che confermare la regola.

C'è da dire che gli scrittori di fantascienza non peccano certo per mancanza di fantasia: e dunque, nel ribollire di idee più o meno astruse e di invenzioni più o meno verosimili, di tanto in tanto finiscono per azzeccarci davvero. Così, chi può dire se prima o poi qualcuno non riuscirà realmente a costruire un teletrasporto funzionante, un motore iperluce o un cervello positronico?

Comunque la cosa incredibile è che oggigiorno già usiamo comunemente strumenti e dispositivi che da piccoli consideravamo fantastici o fantascientifici. Stiamo vivendo la fantascienza e non ce ne siamo accorti. E non parlo delle grandi conquiste dell'informatica o dell'intelligenza artificiale, che peraltro sono anche in ritardo sulle previsioni; mi riferisco alla vita di tutti i giorni, ai piccoli gesti abituali: dallo scaldarci la cena col forno a microonde all'aprire la macchina con una chiave a transponder.

Ma c'è una cosa, della nostra vita di tutti i giorni, che non era balzata alla mente neppure degli scrittori dalla fantasia più sfrenata. Per noi è ormai tanto ovvia e comune, radicata com'è nel nostro agire quotidiano, che nemmeno ci facciamo caso: eppure solo dieci anni appariva enorme ed irrealistica. Parlo della possibilità di comunicare con chiunque, dovunque ed in qualsiasi momento mediante il fantastico/famigerato telefono cellulare (spiacente, mai e poi mai lo chiamerò "telefonino"!).

Ci avete mai pensato? Esibizionismi a parte, il cellulare ci permette di rimanere in contatto con tutto il resto dell'umanità dovunque ci troviamo, con semplicità spaventosa e costi tutto sommato risibili. Chi avrebbe mai osato pensare a tanto? Nessuno. E infatti, andate a cercare un'idea del genere nella fantascienza di più di dieci anni fa... non ne troverete neppure l'ombra: perfino i professionisti dell'incredibile la consideravano troppo pazzesca! (E prima che qualcuno me lo faccia notare, ho perfettamente presenti i comunicatori di Star Trek. Ma attenzione: quelli sono essenzialmente dei walkie-talkie limitati alle comunicazioni Terra/Bordo/Terra...).

Ora, io sono essenzialmente un ottimista: penso che scienza e tecnica contribuiscano a migliorarci la qualità della vita, e non mi sento oppresso o spaventato dal dilagare della tecnologia... almeno fino a un certo punto. Bisogna vedere quando inizia questo certo punto. Probabilmente è ancora lontano; ma ultimamente, sarà l'approssimarsi della quarantina, comincio talvolta a sentirmi un po' a disagio. Non sono del tutto sicuro, ad esempio, che sia proprio sano far partorire una madre ultrasessantenne; non sono del tutto certo che sia bene concentrare nelle mani di un solo operatore i sistemi operativi, gli applicativi, le infrastrutture di rete, i sistemi di sicurezza e i meccanismi di commercio elettronico; e non sono del tutto disposto ad essere trovato ovunque ed in qualsiasi momento grazie ad una costellazione di satelliti in orbita bassa che mi gira sopra la testa in qualunque punto del globo mi trovi.

Già, la rete Iridium è ormai operativa ed è solo la prima della serie: altri concorrenti stanno seguendola a ruota. Comunicare dovunque è una bella cosa, ma forse occorre limitare la pervasività delle reti per salvaguardare quantomeno la privacy personale, se non quella delle proprie idee. E tuttavia non occorre essere troppo paranoici per pensare che una rete di comunicazione globale è un'arma occulta dal potere talmente sterminato che in mano ad una sola persona potrebbe portare a forme di controllo al cui confronto impallidirebbe persino il Ministero della Verità di Orwelliana memoria.

Il povero Winston Smith ha avuto la peggio contro un Grande Fratello armato solo della televisione: cosa potrebbe fare oggi contro una rete digitale onnipresente ed onnipotente?

Editoriale di Byte Italia n° 9, ottobre 1998
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Ultima modifica: 4 settembre 2006
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