Gli editoriali di Byte Italia

Innovate, non litigate

Byte Italia n° 5, maggio 1998

Chi si ricorda di Philippe Kahn? Sono anni che non si sente parlare di lui, da quando lasciò in modo un po' rocambolesco la Borland da lui fondata alcuni anni prima. Faraonico in tutto ciò che faceva, ma sempre diretto e sincero, Kahn ha avuto indiscusse colpe ma grandissimi meriti, animando e rivoluzionando il mercato del software grazie ad ottimi prodotti e lungimiranti visioni.

Philippe Kahn mi è tornato in mente per una cosa che mi disse anni fa, mentre lo intervistavo sul terrazzo della gigantesca suite dell'albergo di Monterey nella quale alloggiava durante una delle prime Borland Conference. Era il periodo in cui Lotus, ancora ben lontana dal diventare parte dell'impero di Big Blue, rivaleggiava con Borland sul terreno degli spreadsheet e, come contributo alla lotta, aveva pensato bene di citare quest'ultima in tribunale con l'accusa di aver copiato l'interfaccia utente di 1-2-3. Solo l'anno prima Apple aveva intentato un'analoga causa a Microsoft accusandola di aver copiato il "look&feel" del Macintosh nel realizzare Windows.

Quel giorno Kahn era piuttosto amareggiato. Abbacinante nei due chilometri quadrati di camicia bianca che splendevano al sole californiano, se la prendeva con la preoccupante tendenza a risolvere i problemi del software ricorrendo ai giudici. Considerava entrambe le cause come atti sleali basati su presupposti infondati o inesistenti, in grado però di dissanguare un'azienda distogliendola dal suo core business. E, a ragione, temeva che l'eventuale proliferare di cause del genere avrebbe costituito un grave pericolo per l'industria del software, che sarebbe stata spinta alla stagnazione per evitare di "reinventare" qualcosa per cui qualcuno in futuro avrebbe potuto sguinzagliare i suoi avvocati. Aveva anche coniato un motto: "Innovate, don't litigate". Ossia: investite risorse nell'innovazione, non nel sovvenzionare gli avvocati.

Queste parole mi sono tornate in mente scoprendo che, purtroppo, il vizio di ricorrere al tribunale per tutelare la presunta originalità di un'idea non è affatto sparito dal mondo del software. Questa volta il protagonista è Wang, antica azienda statunitense nata facendo sistemi di videoscrittura ed ora entrata nell'orbita di Microsoft. Wang ha infatti citato in giudizio Netscape accampando diritti su alcuni "dispositivi" descritti in un suo brevetto del 1984 ed utilizzati nei browser Netscape. Cose quali: il salvataggio su disco, con la funzione "Salva come...", di pagine Web ricevute da un server; l'invenzione e l'utilizzo dei bookmark; il salvataggio su disco di file dotati di estensione, ed il successivo uso dell'estensione per riconoscere ed interpretare correttamente il tipo di file.

Naturalmente Netscape ha reagito sostenendo che il brevetto di Wang non è valido perché tutte queste funzioni erano di uso comune già prima del 1984, e dunque non potevano affatto essere coperte da brevetto; ma non basta dirlo, occorre dimostrarlo producendo prove che possano convincere un giudice.

Sul perché Wang abbia agito solo oggi e se la sia presa solo contro Netscape, considerando che le funzionalità di cui si dichiara proprietaria sono incorporate da anni in dozzine di prodotti di uso comune, è solo oggetto di speculazione. Fatto sta che la cosa mi sembra davvero sgradevole: non stiamo parlando infatti di specifiche caratteristiche operative ma di funzionalità talmente generali ed "ovvie" che è arduo ritenerle oggetto di brevetto. E' un po' come sostenere di aver inventato l'ordinamento alfabetico (non un algoritmo di ordinamento ma l'ordinamento in sé) o la scrittura dei file (non un metodo di registrazione magnetica ma l'azione stessa di memorizzare un file).

Comunque Netscape ha bisogno di aiuto per difendere sé stessa, e l'intera industria del software, da questo assurdo attacco legale; pertanto chiunque fosse in possesso di documentazione originale la quale possa servire a dimostrare che le funzionalità contestate da Wang erano di comune uso prima del 1984, ossia erano già implementate in sistemi diffusi in precedenza, può contattare http://www.mozilla.org e dare il suo contributo.

Vorrei peraltro ricordare che entrambe le cause "storiche" sulla brevettabilità del software che citavo prima, quella di Apple contro Microsoft e quella di Lotus contro Borland, si sono concluse dopo anni con la sconfitta dell'accusa. Ma ciò purtroppo sembra non aver insegnato niente all'industria del software di oggi, che ancora una volta preferisce litigare anziché innovare.

E, avendola citata sinora, concludo rivolgendo un pensiero a Borland che da oggi di fatto non esiste più. Con una mossa a sorpresa infatti, nell'ambito dell'ennesima manovra mirata a restituire all'azienda californiana credibilità e profittabilità, il nuovo management ha deciso di cambiare nome alla società. La nuova azienda si chiama Inprise e si dedicherà essenzialmente al cosiddetto middleware, concentrandosi sugli strumenti di sviluppo per applicazioni aziendali.

Non c'era ovviamente più spazio per quella connotazione un po' freak che costituiva la più pesante eredità rimasta alla Borland dai tempi pionieristici di Phil Kahn e del Turbo Pascal. Da qui la scelta di rinascere dalle proprie ceneri per ricostruirsi un'immagine nuova e più consona alle mutate esigenze del mercato.

Sarà, ma questo è un altro pezzetto di storia che se ne va.

Editoriale di Byte Italia n° 5, maggio 1998
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Ultima modifica: 4 settembre 2006
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